Mezzo milione in piazza senza i sindacati/istituzione!

 

Grande corteo a Roma. Sindacalismo di base e società civile



"E’ solo l’inizio della protesta"

 

 

ROMA – "Non pagheremo noi la vostra crisi". Il copyright è degli
universitari ma lo slogan rimbalza di spezzone in spezzone nel
corpaccione del grande corteo in difesa dell’istruzione pubblica che ha
attraversato la città sotto una pioggia scrosciante. Un corteo di
studenti medi e universitari in primo luogo, e poi di professori,
maestri, lavoratori della scuola e genitori. Società civile, insomma,
della quale i Cobas e il sindacalismo di base hanno intercettato
l’urgenza di voler esprimere il proprio no a quella che tutti chiamano
"la distruzione della scuola pubblica". Fuori la politica ufficiale,
fuori i partiti a parte qualche striscione di Rifondazione però
estraneo al centro della protesta. Il corteo dei cinquecentomila, si
capisce subito, non è nato nelle loro sedi, ma nelle scuole elementari,
nelle case dei promotori dei mille comitati genitori che stanno
nascendo in tutta la penisola, nelle facoltà occupate.

Che sarebbe stata una manifestazione imponente lo si era capito dalla
prima mattina, nello stupore generale a partire dagli organizzatori.
Alle 9,30 piazza Esedra era già piena. E la cifra comune un po’ a
tutti, tranne ai tanti bambini delle elementari felici per questa
giornata in cui possono fare confusione con l’approvazione di maestre e
genitori, è la preoccupazione. Quella delle maestre in ambasce per il
posto di lavoro che girano con cartelli fatti in casa con su scritto
"taglia, taglia, il bambino raglia" o che,m orgogliosamente rivendicano
"sono già un maestro unico". I genitori, preoccupati anche loro, perché
già si vedono con i piccoli a casa ad ora di pranzo e costretti a
rivedere tutta l’organizzazione familiare si sono presentati con delle
magliette verdi con su scritto "il futuro dei bambini non fa rima con
Gelmini". I ragazzi dei licei la loro preoccupazione la esprimono in
modo diretto: "Preokkupati per il futuro", scrivono quelli della Rete
degli studenti che danno anche un consiglio alla ministra "i tagli te
li fai ai capelli". I precari della scuola, veramente in tanti, che
temono di aver buttato anni ed anni. Gli universitari che portano in
piazza il loro incubo: la precarietà del futuro. Non a caso il loro
striscione è firmato "studenti precari" e in tanti girano con un
cartello scritto in inglese: "Sono uno studente italiano, adottatemi".
Mentre il collettivo di Scienze ha scritto sullo striscione "Tagli,
privatizzazioni, precarietà. Ecco l’università spa".

Il corteo scorre lento verso piazza San Giovanni e quando la testa
raggiunge l’arrivo la coda è ancora in piazza Esedra. Questo al di là
delle cifre dà il senso della grandezza della manifestazione. E da un
capo all’altro le star sono sempre loro: Gelmini, Brunetta, Tremonti.
Berlusconi è quasi dimenticato negli slogan e negli striscioni. Il
ministro della Funzione pubblica è ritratto mentre con una flebo
succhia il sangue agli impiegati pubblici e quando da un camion gli
dedicano "Un giudice" di De Andrè, con allusione alla statura del
ministro, è un boato.

Il clima è tranquillo e sereno, d’altra parte aspettarsi che austeri
professori di greco e latino si potessero trasformare in black bloc
sarebbe stato arduo. E tuttavia qualche momento di tensione c’è stato
quando universitari e studenti medi hanno deciso di andare a trovare la
Gelmini nella sua tana, al ministero della Pubblica Istruzione, fuori
dal percorso programmato. "Siamo stati ieri da Tremonti, se no la
Gelmini ci rimane male", sorride un ragazzo dietro lo striscione di
Roma III. I responsabili dell’ordine pubblico capiscono che non ci sono
pericoli: le facce di quei ragazzi dicono che non sono degli
sfasciatutto e quindi acconsentono al fuori programma.

E così mentre a San Giovanni si comincia a tornare a casa, i più
giovani prolungano la protesta. Nei confronti dei poliziotti e
carabinieri nessuna provocazione solo improbabili inviti a ballare e
slogan per ricordare agli uomini e alle donne in divisa che "anche voi
avete dei figli, stiamo lottando anche per loro". Anche per la ministra
un solo coro: fuori, fuori. "Ci accusano di non voler dialogare – dice
Francesco di Scienze della Sapienza – perché non viene fuori a parlare
con noi?".

La Gelmini non scenderà ma loro non si scompongono: "Andremo avanti
fino a che non sarà ritirata la legge 133. Da domani occupazioni a
oltranza in scuole e università. Oggi è solo l’inizio". Casualmente il
"ce n’est qu’un debut" del ’68. Loro forse nemmeno lo sanno e, per
quanto sono distanti dai movimenti del passato, se lo sanno se ne
fregano.

(17 ottobre 2008)

Che sarebbe stata una manifestazione imponente lo si era capito dalla
prima mattina, nello stupore generale a partire dagli organizzatori.
Alle 9,30 piazza Esedra era già piena. E la cifra comune un po’ a
tutti, tranne ai tanti bambini delle elementari felici per questa
giornata in cui possono fare confusione con l’approvazione di maestre e
genitori, è la preoccupazione. Quella delle maestre in ambasce per il
posto di lavoro che girano con cartelli

 

Alcune news dall’Ansa

 

 

SCIOPERI: CUB, HANNO ADERITO IN 2MLN;500 MILA IN PIAZZA A ROMA

(ANSA) – ROMA, 17 OTT – «In base alle prime stime sull’adesione allo
sciopero generale di oggi, oltre due milioni di lavoratori del settore
pubblico e privato hanno incrociato le braccia e ben 500 mila sono
scesi in piazza a Roma per il corteo nazionale». Sono i dati resi noti
dalla Confederazione unitaria di base (Cub) che ha organizzato la
manifestazione insieme con la Confederazione dei comitati di base
(Cobas) e il Sindacato dei lavoratori intercategoriale (Sdl). Durante
la manifestazione di Roma, la Cub ha registrato -si legge in una nota-
una «significativa partecipazione dal settore della scuola, del
pubblico impiego, dei trasporti, del precariato, dei giovani sfruttati
dai centri commerciali, dei movimenti giovanili e dei movimenti per i
diritti sociali (casa, ambiente, immigrazione)». Per quanto riguarda il
trasporto pubblico locale, secondo la Confederazione «alla Trambus di
Roma si è registrato il 45% di astensione dal lavoro; alla CGT di
Torino il 75%; a Bologna fra il 75 e il 77%; a Venezia l’80% nel centro
e il 40% nell’area extraurbana; a Treviso il 40%».


SCIOPERI: ROMA; CUB, GOVERNO NON HA CONSENSO

(ANSA) – ROMA, 17 OTT – «È questo il miglior sondaggio per scardinare
l’idea che questo governo abbia ancora un largo consenso». Sono queste
le parole di Pierpaolo Leonardi, coordinatore nazionale della
federazione unitaria di base (Cub), intervenuto alla manifestazione in
corso oggi a Roma. «È ora di imporre al governo – ha concluso Leonardi
– una relazione nuova con una parte fondamentale della società, quella
dei cittadini che vogliono autorappresentarsi non più con Cgil, Cisl e
Uil ma con i sindacati di base».


SCIOPERI: ROMA; DA CORTEO CORI CONTRO GELMINI E BRUNETTA

(ANSA) – ROMA, 17 OTT – Sono i ministri Gelmini e Brunetta, i bersagli
dei cori dei manifestanti che stanno partecipando al corteo organizzato
dai sindacati di base a Roma nel giorno dello sciopero generale.
Studenti universitari, delle scuole superiori e anche qualche
piccolissimo alunno delle scuole elementari: tutti in corteo per dire
no alla riforma Gelmini e alle iniziative del governo in tema di
istruzione. «Oggi termina la nostra occupazione – dicono gli studenti
del liceo romano Mamiani – È stata un’iniziativa simbolica, ma la
nostra lotta continua: il futuro è nostro e ce lo vogliamo prendere».
Cori a tutta voce contro il ministro Gelmini: «Guarda quanti siamo, la
pioggia non ci spegne». Nel corteo anche un gruppo di vigili del fuoco.
Trasportano una barella sulla quale hanno adagiato un manichino in
divisa, alle cui spalle è stata posta una foto del ministro della
Funzione Pubblica Brunetta, intento a succhiare il sangue. «Siamo qui
perchè chiediamo la stabilizzazione dei precari e salari più
dignitosi», dice Giovanni Muccarino coordinatore nazionale dei vigili
del fuoco della Rdb.

 

 

 

 

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