Il mondo senza la mappa

F. Ferretti Il mondo senza la mappa, Eliséè Reclus e i geografi anarchici, Zeroincondotta, 2007

 

 

 
 

In quest’ultimo periodo sono diversi i
libri usciti per varie case editrici che trattano della figura di
Elisée Reclus, geografo e anarchico del XIX secolo. Tutti
questi hanno il merito di riscoprire una figura fin troppo
abbandonata nel panorama accademico e istituzionale la cui causa
probabilmente è da attribuire alla convinta militanza di
Reclus. Grande viaggiatore ed attento osservatore dell’azione umana,
il geografo francese si ritroverà a percorrere diverse zone
della terra, cogliendo con particolare attenzione i rapporti tra
uomo-società-ambiente, peculiarità che, alla luce del
contesto storico in cui Reclus stesso agisce, lo descrivono come
precursore di vari aspetti a noi oggi più familiari. Scorrendo
la sua biografia “da militante” (si ricorda, tra gli altri
episodi salienti, che Reclus fu arrestato nel 1871 per aver
partecipato attivamente alla Commune de Paris e per questo
rischiò la deportazione in Nuova Caledonia) si nota come
questa incida sulla sua idea di “fare geografia”, una disciplina
che deve necessariamente contribuire ad avvicinare gli uomini. La
terra è caratterizzata dalla sua unicità, un aspetto
totale che non può essere ignorato ed imposto con confini
non-naturali e divisioni regionali; un unicum nel quale si rendono
vanificati concetti come razza, ingiustizia sociale, diseguaglianza,
e dove l’umanità va intesa nel suo insieme proprio perché
globale. È questa la geografia sociale che Reclus e i suoi
vogliono far passare: una geografia sociale al servizio della società
e dell’uomo, che riuscisse a portare in sé messaggi di
fratellanza e di solidarietà. Per lungo tempo, poi, la figura
di Reclus proprio perché lontana dall’idea di diventare un
maestro è stata quella dello studioso solitario e sulle sue:
in realtà, proprio grazie allo sforzo di questo libro, si
mette in risalto come ci fosse una rete molto ben organizzata di
collaboratori che con Reclus discutevano, scrivevano e lasciavano
tracce della loro geografia; per lo più personaggi
provenienti dalla stessa area militante anarchica e per questo poco
rintracciabili dalle biografie istituzionali (Charles Perron) oppure
poco conosciuti sotto il profilo geografico (Kropotkin). Il libro di
F. Ferretti è molto esaustivo e tenta, in modo accademico, di
mettere in luce tutti gli aspetti più importanti della
“geografia alla Reclus”, dandone un quadro completo del contesto
storico- sociale dell’epoca. Inoltre, fin dal titolo, mette in luce
un aspetto importante nei confronti della critica alla cartografia,
intesa come espressione del vero e della realtà: il mondo
senza la mappa
.

 

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