Gaza, Anp: sì ai negoziati con Israele

 
È ripartita per l’America contenta, il segretario di Stato Condoleezza
Rice. In due giorni – una toccata e fuga in Egitto e a Ramallah – è
riuscita ad ottenere ciò che voleva: che nonostante tutto, nonostante i
125 morti nella Striscia di Gaza ad opera dell’esercito israeliano, non
si interrrompa la "road map" iniziata ad Annapolis. Cioè che Abu Mazen
torni al tavolo del negoziato con israeliani e americani, già dalla
prossima settimana.

I negoziati – che per altro finora erano
completamente in stallo – si erano interrotti domenica in seguito
all’invasione di Gaza e al lancio dell’operazione militare "Inverno
caldo". E Abu Mazen chiedeva per riaprire il canale di comunicazione
almeno una tregua nei raid sulla Striscia. Tregua che il premier di
terl Aviv Olmer non ha nessuna intenzione di concedere in modo
negoziale. Neanche quella.

La Rice però è riuscita a
sparigliare le carte. Ha addossato la responsabilità della carneficina
di palestinesi al movimento Hamas e alla prosecusione del lancio dei
razzi Qassam contro il territorio israeliano. È riuscita così a
spostare l’attenzione dalla condanna del segretario generale delle
Nazioni Unite Ban Ki Moon che aveva parlato di «uso sproporzionato
della forza». Ha quindi ottenuto il consenso egiziano parlando
direttamente con il generale Suleiman, negoziatore del passato governo
di unità nazionale. E si dice anche scongelando i 100 milioni di
dollari in aiuti destinati all’Egitto che erano stati bloccati dal
Congresso per stimolare Il Cairo a fare di più per metter fine al
contrabbando di armi verso la Striscia di Gaza. Quindi dalla Casa
Bianca Bush ha convinto re Abdullah II di Giordania ad appoggiare la
ripresa dei colloqui. Tanto lo ha convinto che il sovrano wahabita si è
sbilanciato a dirsi ottimista che l’accordo di pace tra israeliani e
palestinesi possa essere siglato entro la fine del 2008, cioè in tempo
per essere annoverato tra i successi dell’amministrazione Bush.

Oltre
a queste abili mosse di "bastone e carota" della Rice, ci ha pensato
l’intelligence americana a piazzare uno scoop affidato al settimanale
patinato Vanity Fair: la velina con i costi di un accordo tra i servizi
palestinesi fedeli a Fatah, capitanati da Mohammed Dahlan e
l’amministrazione Bush per fare la guerra ad Hamas. Costo
dell’operazione miliardo e 270 milioni di dollari. In questo modo il
germe della zizzania ha impedito un riavvicinamento tra Fatah e Hamas
sull’assedio di Gaza.

Puntuale, il giorno dopo lo scoop e
con la Rice in via di ritorno, Abu Mazen ha accettato di riannodare le
fila del negoziato con Israele. Il presidente dell’Anp che domenica si
era fatto ritrarre mentre donava il sangue per i feriti di Gaza, ha
detto mercoledì di essere disponibile a riprendere i colloqui. Lo ha
annunciato il suo portavoce Nabil Abou Rudeina senza precisare se la
condizione della tregua rimane o no. Ma la Rice ha già annunciato che
il prossimo incontro della commissione a tre – Israele, Anp e Usa –
dovrebbe essere stata già convocato la settimana prossima, forse
giovedì.

Naturalmente Dahalan ha smentito di aver ricevuto
finanziamenti dagli Usa per abbattere il governo di Hamas. Ma la
smentita non ha impedito ad Hamas di denunciare la debolezza di Abu
Mazen, dipinto come un burattino di cui Stati Uniti e Israele tirano i
fili per raggiungere i propri obiettivi sulla pelle del popolo
palestinese.

Dalle carceri israeliane il ministro palestinese
per gli Affari dei prigionieri Ashraf al-Agrami, di Hamas, ha
sollecitato l’Unione europea ad esercitare serie pressioni economiche
sullo Stato ebraico affinché rispetti i diritti umani dei palestinesi,
specie per quanto riguarda i prigionieri, il cui numero secondo lui
supera i 10 mila. Il ministro di Hamas ha poi espresso stupore per la
distinzione operata dalla comunità internazionale fra la situazione dei
diritti umani nei Territori occupati da Israele e quella nel resto nel
mondo, chiedendo di smettere di trattare Israele come uno Stato al di
sopra della legge internazionale.

Giovedì a Ginevra sulla
questione di Gaza si riunirà il Consiglio per i diritti umani delle
Nazioni Unite, riunito in sessione plenaria. Intanto però non c’è stato
neanche un pronunciamento della Lega Araba, tutta impegnata nelle
trattative per il vertice di Damasco che dovrebbe essere a fine mese.
 

 

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