Piccola Editoria

Il mercato editoriale italiano: è giusto parlare di mercato o si tratta più che altro di un monopolio in mano ai soliti pochi nomi?

L’Italia è un Paese che legge molto poco, moltissimi anche tra laureati e diplomati leggono solo un libro all’anno. Più che altro si tratta di pubblicizzare il “caso editoriale” dell’anno che fa vendere alle già ricche case editrici un nome che rimane ancorato ad un titolo che fa incassare svariati migliaia di euro alla novella promessa letteraria del Bel Paese.

In realtà sotto i lustrini del mercato, ci si rivela un panorama meno roseo e a pagare di questo stantìo copione sono le piccole case editrici, coloro che potrebbero apportare un’aria avanguardista.

In Italia le piccole case editrici occupano l’80% del mercato librario e pagano le scelte di una politica che predilige il supermercato del libro alla qualità.

Nel nostro territorio esistono in realtà delle iniziative molto costose e luccicanti che prevedono fiere e incontri con scrittorilettori, ma si teme che queste siano solo finalizzate ad un mercato editoriale che abbraccia e rincorre la pubblicità e non ad accattivarsi un pubblico più interessato.

A fare un po’ di luce e per avere una testimonianza diretta ci sarà Angelo Quattrocchi editore e scrittore della Malatempora che subisce insieme a tutte le altre la prepotenza dei soliti nomi editoriali.

 

Colonna Sonora: Afterohours/Ho paura del buio

 

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