Il 10 maggio in piazza a Torino per non rendere l’Italia complice del politicidio dei palestinesi

di
Sergio Cararo

Sabato 10 maggio a Torino ci sarà una manifestazione nazionale
che metterà al centro due questioni: la libertà per la Palestina e il suo popolo
e la contestazione della decisione di avere come ospite d’onore lo stato di
Israele nell’edizione di quest’anno della Fiera del Libro.

Sulla inopportunità di questa scelta “politica”, che celebra i
sessanta anni della nascita dello Stato di Israele, ma occulta la speculare
pulizia etnica ai danni della popolazione palestinese (la Nakba) e la negazione
fattuale della nascita di uno Stato di Palestina sei decenni fa, è stato scritto
molto e roventi sono state le polemiche in tutti gli ambiti politici, culturali,
editoriali del nostro paese.

Appelli che hanno chiesto per tempo la revoca di questa
vergognosa decisione sono stati sottoscritti da intellettuali italiani e
stranieri, da scrittori arabi, palestinesi e israeliani, finanche da editori e
case editrici. Alla Fiera mancheranno decine di autori arabi, palestinesi e
israeliani progressisti, ma la direzione della Fiera del Libro è stata
irremovibile. Cosa spiega e cosa manda a dire questa pervicace rivelazione della
"superfluità" dei palestinesi in un evento culturale come la Fiera del
Libro?

1. Questa ostinazione ci manda a dire che la questione
palestinese non è più solo una seccatura messa in liquidazione dal dibattito
politico e dalla coscienza democratica di questo paese, ma che si sta consumando
sotto i nostri occhi quello che è stato opportunamente definito come il
"politicidio dei palestinesi".

In questi anni, abbiamo visto i nostri giornali e i nostri
programmi televisivi ospitare ripetutamente tutti i soggetti della vita politica
e culturale israeliana. Editoriali, interviste, lettere, commenti hanno dato
concretezza al progetto di rendere Israele uno stato “normale”, con la sua
dialettica e le sue asprezze interne. Questa campagna ha potuto godere anche di
una indulgenza straordinaria. Se un qualsiasi scrittore avesse detto che “non
vorrebbe mai avere come vicino di casa un arabo” sarebbe stato – giustamente –
contraddetto dalla comunità democratica, ma nulla di tutto questo è accaduto per
le affermazioni di Abraham Yoshua in una intervista ad un importante quotidiano
italiano. Alla luce di quanto abbiamo visto e letto in questi anni, è difficile
pensare che la “promozione del prodotto Israele” non abbia avuto
sponsorizzazioni e incentivi di un certo rilievo.

2. Al contrario, se monitoriamo i giornali e i programmi
televisivi di questi anni, niente di simile è stato realizzato sul versante
palestinese, eppure anche lì non mancano certo scrittori, poeti, intellettuali,
giornalisti, storici e voci critiche che possano dare l’idea di una società
vivace e articolata per quanto ancora sotto occupazione militare e coloniale. I
palestinesi sono scomparsi come soggetto dell’agenda politica italiana ed
internazionale e sono scomparsi dal dibattito culturale per ricomparire solo
come “miliziani”, o come  vittime senza mai l’onore di un nome, di un
cognome, di una storia, di un volto o nelle vesti di dirigenti incerti e
inaffidabili come i soloni di Ramallah. 

In sostanza i palestinesi sono stati annichiliti nella loro
identità politica e culturale così come le truppe e i coloni israeliani ne
annientano e ne condizionano la vita, la terra e la libertà.

3. I più cinici affermano che la colpa è loro che hanno scelto
di continuare una lotta di liberazione disperata, i più raffinati liquidano la
“seccatura palestinese” con poche frasi di circostanza (due popoli-due stati,
negoziato israelo.palestinese) completamente depotenziate dalla realtà dei fatti
e dalla situazione concreta sul campo. Ecco, questo è il politicidio che anche
la comunità democratica in Italia e in Europa sta perpetrando contro i
palestinesi e che l’organizzazione della Fiera del Libro dedicata a Israele
riassume e manifesta esplicitamente.

4. I richiami moralistici contro il boicottaggio verso gli
apparati politici, ideologici, militari ed economici di Israele diventano
quantomeno risibili. Il boicottaggio è stato e resta un’arma a disposizione
della società civile per contrastare l’azione di governi e stati che violano i
diritti umani e la legalità internazionale. E’ assurdo verificare come l’Italia
aderisca all’embargo contro lo Zimbabwe, Gaza, l’Iran mentre non adotta sanzioni
contro Israele che porta responsabilità assai più pesanti sul piano delle
violazioni dei diritti dei palestinesi  o su un assetto legislativo interno
che configura un sistema legale (e non limitato al pregiudizio) di
discriminazione e apartheid.

L’obiezione non può essere sul target rappresentato dalla Fiera
del Libro (e allora perché le Olimpiadi sì?), semmai la vera obiezione è che
l’Italia avrebbe dovuto e potuto revocare l’accordo di cooperazione militare con
Israele e il vergognoso embargo contro i palestinesi di Gaza.

La sinistra al governo ha avuto due anni di tempo e 150
parlamentari a disposizione per dotarsi di una forte iniziativa politica in
questa direzione….ma non ha trovato il tempo né la voglia di farlo.

5. Oggi il nuovo governo Berlusconi annuncia di voler essere il
migliore alleato di Israele in Europa e le lobby filo-israeliane in Italia si
sono schierate con la destra. La manifestazione del 10 maggio sarà anche la
prima manifestazione pubblica contro le scelte di politica internazionale del
governo delle destre. Sbaglia clamorosamente chi sottovaluta tutto questo, i
risultati delle elezioni dimostrano che queste ripetute sottovalutazioni hanno
provocato la dissoluzione della sinistra nel nostro paese.

La manifestazione nazionale del 10 maggio a Torino e la campagna
“2008 anno della Palestina”, intendono mettersi di traverso rispetto a tale
scenario e riaffermare che la comunità democratica nel nostro paese non può
permettersi di rendersi complice del politicidio dei palestinesi, neanche con
una Fiera del Libro concepita e organizzata con tale presupposto.

www.forumpalestina.org

Israele. Perchè è un sistema di apartheid
Un
dossier che documenta le accuse allo Stato di Israele di essere un sistema di
apartheid
interventi e scritti di: Nelson Mandela, Uri Davis, Uri Avnery,
Jimmy Carter, John Dugard, Mariano Aguirre, Jonathan Cook,  Ali
Abunimah
http://www.forumpalestina.org/news/2008/Maggio08/IsraeleApartheid/IsraeleApartheid.htm

 

 

 

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