Ne hanno stuprata un’altra. Appello di mobilitazione Nazionale.

Convocazione assemblea pubblica domenica 21 ottobre – ore 10.30 – alla Casa Internazionale delle Donne in Via Lungara 19, Roma. Si discute dell'appello e della possibilità di fare la manifestazione nazionale contro la violenza alle donne il 24 novembre. Sito di riferimento: controviolenzadonne.org 

A Bologna ne hanno stuprata un'altra. Era scesa a buttare l'immondizia, l'hanno presa, trascinata in un'auto, l'hanno violentata e poi scaricata alla stazione. A questo punto era lei ad essere diventata monnezza. Ci sono numerosi interventi che ragionano su questi terribili fatti e qualcuna ha fatto appello affinchè si organizzi anche una grossa manifestazione nazionale.

Ve lo passo da leggere perchè se ne ragioni e si capisca se è la cosa utile da fare, tra le altre, o se vogliamo continuare a percorrere le ottime strade già intraprese. A seguire inserisco un contributo scritto e pronunciato durante l'iniziativa bolognese del 3 ottobre dalla scrittrice Danila Comastri Montanari. Poi ci metto anche una mia riflessione su stupri e pacchetto sicurezza.

Da Usciamo dal Silenzio

Care amiche,

è necessario e urgente organizzare quanto prima una manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne e so che siamo in molte a pensarlo.

La legge contro la violenza sulle donne è al palo da molti mesi, mentre la vita di molte ragazze e di molte donne continua a essere spezzata, le loro capacità intellettive e affettive brutalmente compromesse. Il femminicidio per 'amore' di padri, fidanzati o ex mariti è una vergogna senza fine che continua a passare come devianza di singoli. Il tema continua a essere trattato dai mezzi di informazione come cronaca pura, avallando la tesi che si tratti di qualcosa di ineluttabile, mentre stiamo assistendo impotenti ad un grave arretramento culturale, rafforzato da una mercificazione senza precedenti del corpo delle donne.

I numeri, lo sappiamo tutte, sono impressionanti:
– Oltre 14 milioni di donne italiane sono state oggetto di violenza fisica, sessuale o psicologica nella loro vita.
– La maggior parte di queste violenze arrivano dal partner (come il 69,7% degli stupri) o dall'ambito familiare
– Oltre il 90% non è mai stata denunciata. Solo nel 24,8% dei casi la violenza è stata ad opera di uno sconosciuto, mentre si abbassa l'età media delle vittime:
– Un milione e 400mila (il 6,6% del totale) ha subito uno stupro prima dei 16 anni.
– Solo il 18,2% delle donne è consapevole che quello che ha subito è un reato, mentre il 44% lo giudica semplicemente 'qualcosa di sbagliato' e ben il 36% solo 'qualcosa che è accaduto. (dati Istat)

 

La violenza sulle donne è accettata storicamente e socialmente. Viene inflitta senza differenza di età, colore della pelle o status ed è il peggiore crimine contro l'umanità. Quello di una parte contro l'altra. La politica e le istituzioni d'altro canto continuano a ignorare il tema pubblicamente.

Senza una battaglia culturale che sconfigga una volta per tutte patriarcato e maschilismo, non sarà possibile attivare un nuovo patto di convivenza tra uomini e donne che tanto gioverebbe alla parola civiltà.

Credo che una grande manifestazione nazionale dove tutte le donne possano scendere di nuovo in piazza a fianco delle donne vittime di violenza e per i diritti delle donne, possa e debba riportare il tema al centro del dibattito culturale e politico. Ma è importante sapere quante siamo, perché per farci sentire dovremo essere in molte.

Vi prego di diffondere quanto più possibile questo appello ad amiche e associazioni e di inviare le adesioni.

controviolenzadonne@gmail.com

Un caro saluto a tutte
Monica Pepe…

Intervento pronunciato pubblicamente da Danila Comastri Montanari alla manifestazione del 3 ottobre a Bologna contro la violenza sulle donne.

Viviamo in un paese dove la legge garantisce a ogni cittadino, senza distinzione di sesso, il diritto:

1) di non essere costretto a subire rapporti sessuali forzati da chicchessia, che si tratti di uno sconosciuto/a, come di un amico/a, un fidanzato/a, un marito o una moglie.

2) di non essere costretto a subire rapporti sessuali forzati, quali che siano le sue scelte personali, sia esso/a omosessuale o eterosessuale, abbia fatto voto di castità o coltivi un’intensa vita erotica, sia un monaco/a o un prostituto/a.

3) di interrompere in qualunque momento un rapporto sessuale.

4) di accedere liberamente a qualunque luogo (parchi, strade, bar, locali pubblici, appartamenti privati, posti di lavoro, discoteche, oratori ecc…) senza essere sottoposto/a a rapporti sessuali forzati.

La legge considera reato di stupro qualunque violazione di tale diritto.

C’è stato un tempo, non troppo lontano, in cui nel nostro paese questo sacrosanto diritto veniva riconosciuto soltanto a una metà dei cittadini italiani, quelli di sesso maschile.

C’è stato un tempo in cui ogni processo per stupro era innazitutto un processo alla vittima.

C’è stato un tempo in cui le donne si classificavano in due categorie, le rispettabili (leggi: “mia madre e mia sorella”) e le violentabili, ovvero quelle “che se la vanno a cercare”, perché “l’uomo è cacciatore”, perché “sono provocanti”, perché “portano la minigonna”, perché “non indossano il velo”, perché “in fondo se lo meritano”.

C’è stato un tempo in cui le donne si dividevano in fatine coi capelli turchini e streghe cattive, illibate e disonorate, perbene e malefemmine, sante e puttane.

Quel tempo è finito per sempre, anche se c’è chi vorrebbe farlo tornare. Noi siamo decise ad impedirlo.

In sicilia /in italia per la legislazione  (ma nell'isola era una pratica serissima) fino al 1980 esisteva il delitto d'onore e il matrimonio riparatore come "riparazione" agli stupri commessi. Il tema era (è in alcuni pezzi della sicilia ancora è) che se una donna veniva stuprata perdeva l'onore e soprattutto lo faceva perdere al di lei padre padrone. Perciò per sistemare tutto si obbligava la donna a sposare il suo stupratore e se lei non ci stava era diritto del papino ammazzarla o cacciarla fuori di casa perchè "buttana". Quindi gli uomini usavano lo stupro (che spesso si chiamava fuitina) come elemento strategico per convincere la donna a sposarlo anche se lei non ne voleva proprio sapere.
In termini di mentalità questa cosa avviene ancora a prescindere dalla legge. La storia dell'onore persiste anche se le donne non sono più le stesse e i padri sono un po' più evoluti. Ma le donne sottoposte a stupro e aggressioni (e non solo quelle) se in sicilia affrontano denunce, processi etc etc  vengono comunque condannate alla morte sociale e se residenti in piccoli paesi sono costrette a cambiare città. Questa è una cosa che succede qui (come in Iran accade che una donna stuprata viene condannata a morte per "crimine contro la castità").
Il reato di stupro per l'italia è stato reato contro la morale fino al 1996 e solo allora è diventato reato contro la persona. In termini culturali però (dato il regresso cui tutti stiamo assistendo) questa cosa resta ferma a una ventina d'anni fa. E' ancora la morale a sentirsi offesa. Quando si parla poi di uno stupro e lo si associa subito alla domanda di sicurezza comune (pene più severe etc etc) si dimentica che lo stupro è un reato contro la persona e che se non si punta sulla autosufficienza, l'autodeterminazione e la sicurezza (nel senso di sentirsi più sicure di se') individuale delle donne si finisce sempre e comunque per considerare la verginità come una proprietà (della società patriarcale). Si mette nello stesso calderone il furto in villa e uno stupro.
Come se la fiketta fosse proprietà privata con diritti acquisiti in questa bella epoca liberista. Come fosse una merce concessa (concessione d'uso con limitazioni e doveri imposti dai padri e dai preti) alla donna in virtù del successo del capitalismo. Siamo dunque passati dal delitto contro la morale al delitto contro il patrimonio senza passare MAI dal delitto contro la persona. Quella – la persona – è l'unica "cosa" che – checchè se ne dica – in italia (e in generale un poco ovunque) non conta un caiser.
This entry was posted in Aktivismo. Bookmark the permalink.